lunedì 8 febbraio 2010

Riccardo Ascani live in Roma (recensione di Claudia Pignocchi)

Da Claudia Pignocchi ecco a voi la recensione di un bel concerto romano...


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Il Flamenco jazz di Riccardo Ascani

Roma, Fonclea, 19 gennaio 2010

Nella cornice dello storico locale romano Fonclea, vivo dagli anni '70, il concerto flamenco jazz di Riccardo Ascani, dotato chitarrista flamenco con all'attivo due cd di composizioni originali: "Amor Rebelde" e "Byzantine". Peccato per l'amplificazione imperfetta della sua chitarra e per il chiacchiericcio di fondo, che non ha reso giustizia neanche ai suoi musicisti: l'ottimo percussionista di cajon, Alex el Pico, e la bassista Flavia Ostini.

Flamenco Jazz quindi, ovvero brani non classici, soprattutto in apertura. Queste composizioni, pur articolate e ben eseguite, lasciano un po' freddi dato che questo genere di contaminazione non è certamente un esperimento innovativo, considerato che negli ultimi venticinque anni questa strada è stata molto battuta.

Poche novità quindi, compensate nella seconda parte del concerto. Dopo una breve pausa e qualche sigaretta, che da bravi musicisti flamenchi non avranno tralasciato di fumare, la musica è cambiata: si è aggiunto ai tre strumentisti anche un fisarmonicista, Pasquale Lancuba, coinvolto in questo progetto da Riccardo Ascani con l'intento di fondere diversi linguaggi musicali annettendo strumenti non usuali nella musica flamenca come appunto, la fisarmonica o il basso elettrico. Sarà perché la fisarmonica ha un suo timbro molto preciso che si innalza su tutti gli altri, sarà perchè subito ha creato un mood spagnolo-argentino, ma da questo momento in poi si è veramente volato alto.

Il basso e il cajon, nonostante la bravura di chi li suonava, non sono in grado per loro caratteristica e funzione di duettare, parlare, a tratti litigare con la chitarra come ha fatto la fisarmonica in tutti i brani, che hanno presentato momenti jazzati con molto più vigore e meno timidezza.

L'esecuzione è proseguita con felici incursioni nella musica sudamericana, in particolare degna di menzione una bossa brasiliana, e poi con un omaggio di vago folclore italico all'interno del quale Ascani inserisce dotte citazioni di Paganini.

Ma il pezzo che, come si dice in gergo flamenco, faceva "strappare la camicia", è stato un tango gitano che ha virato in rumba nella sua parte centrale. Il momento di vero jazz è stato questo: tempi e armonia si sono completamente scardinati per poi rientrare nelle sonorità abituali del tango e nel suo compas. Una sorta di gioco delle scatole cinesi, dove la sorpresa di qualcosa che si tramuta in altro non si esaurisce mai. Più apprezzabile questo momento: scegliendo di creare una contaminazione tanto vale uscire dal seminato e osare fino in fondo, rispettando il canone fortemente espressionista, cattivo e pasticcione dell'essenza del flamenco.

Tra i pezzi non originali da segnalare un dolcissimo assolo di chitarra scritto da Gerardo Nuñez per denunciare una speculazione edilizia nel centro storico di Sevilla, e una delle più famose bulerie del grandissimo Paco de Lucia, regalandoci nel finale del concerto anche un brivido di virtuosismo.


Claudia Pignocchi per Music on TNT

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