Ma tu guarda.
Facciamo così: fingo indifferenza e proseguo diritto. Ho dato un'occhiata al programma; stavolta mi fermerò solo quattro giorni ma direi che con buona probabilità non mi perderò l'edizione più sconvolgente e dinamitarda della storia del festival. C'è molto jazz classico e molti sconfinamenti, già resi consueti dal passato ma in aumento, non verso il pop ma propriamente dentro: domenica si chiude coi REM (pare che Michael Stipe, in omaggio al jazz, non farà ciò che ogni volta ripetee invece improvviserà qualcosa di nuovo: sarà intonato dal vivo! No, così non mi credete più, ok, scherzavo, naturalmente scherzavo.
Pat Martino, dicevo, per cominciare. Jazz classico, appunto, nello specifico in quartetto con piano acustico o elettrico, contrabbasso e batteria. Chi conosce lo "storico" chitarrista sa già tutto, chi non lo conosce sa già cosa aspettarsi se ne ascolta un paio di brani, e la cosa non deve essere intesa per forza come un difetto; per alcuni può esserlo ma è anche una garanzia, perché quando sai cosa cerchi e vuoi proprio quel tipo di musica... trovarla non è necessariamente semplice, e trovarla ad alto livello neanche. Rassicurante.
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