Bollani, può, semplicemente, fare praticamente ciò che vuole col pianoforte. La sua straordinaria padronanza tecnica è cosa nota, e questo progetto sposta ancora di qualche grado in là la sua capacità di orizzontarsi un po' ovunque. Col Brasile ha giocato in modo scherzoso seppur rigorosissimo, con un momento davvero esilarante nella sua particolarità quando ha proposto a straclassica "Tico Tico" che immediatamente ha fatto partire tutti col canto, e che però ha creato da subito problemi facendo smettere tutti perché è stata proposta con continue variazioni armoniche a spostare di un semitono in alto o in basso la frase musicale rispetto alla sua partenza, quindi in sintesi con MilleMila cambi di tonalità nell'intero brano, rendendolo ugualmente riconoscibilissimo ma alterandolo completamente sul piano della cantabilità.
Poi Veloso. Pantaloni, polo, occhiali, sedia, chitarra classica. Una specie di Gaetano Curreri, a vederlo da lontano (è pur vero che io da lontano posso vedere cose che voi umani...). Seduto come fosse in un salottino con 7-8 amici, Veloso ha cantato splendidamente (a me il genere piace relativamente, ma non vedo perché la cosa dovrebbe interessarvi, sicché avanti così) accompagnandosi con semplicità e bellezza, parlando qui e lì dei brani e creando un'atmosfera davvero intima e un po' magica (cosa bizzarra in uno stadio) nonostante un'inattesa frangia estremista di pochissime scatenate supporters del nostro sguaiatamente urlanti.
Nel momento in cui Bollani (da solo o col suo gruppo) e Veloso hanno suonato assieme il mood è stato più quello del cantante brasiliano che quello della prima parte di concerto, ma la bravura di Bollani sta anche nel saper recitare ruoli adatti alla situazione di volta in volta.
E bravi...!
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