mercoledì 16 luglio 2008

UJ 08 - Libri sì, libri boh

Succede che in 2 giorni vengano presentati qui a Perugia, 2 libri. Il primo è il dizionario del jazz, che rispetto all'edizione francese esce aggiornato, riveduto e (parzialmente) corretto. Il secondo è The John Coltrane Reference, che in lingua italiana non uscirà probabilmente mai ma che forse potrebbe trovare una distribuzione italiana (...).
Nel mastodontico tomo su Coltrane c'è una discografia curatissima, foto importanti e significative, una biografia pressoché (ma anche letteralmente) quotidiana del grande sassofonosita. Non un romanzetto, insomma, ma un libro tecnico, di dettaglio, analitico fino al quasi atomico. 
Il dizionario del jazz raccoglie in 2500 voci musicisti, stili e parole del jazz, cose da conoscere o anche semplicemente utili per curiosi, appassionati o specialisti a corto di quella nozione che serviva a completare un articolo da scrivere.
In un caso si è di fronte ad un riferimento in senso assoluto, qualcosa che, semplicemente, altrove non esiste (forse esisterà, certo). Un inarrivato compendio che dice tutto l'attualmente dicibile su un musicista, tutto in un posto, tutto lì, peraltro a raccontare un mito che comunque ci ha lasciato e che quindi, nuove scoperte sul suo passato a parte, non ci darà novità in futuro.
Nell'altro caso si resta un po' perplessi per alcuni motivi. Il primo e più evidente riguarda wikipedia, la rete tutta, la navigazione via dispositivi mobili e quindi di fatto ormai permanente, la disponibilità perfino ridondante ed anzi talvolta eccessiva e fuorviante di informazioni a qualunque livello; tutto ciò come si rapporta con un supporto cartaceo e quindi di suo immobile nel tempo? Il secondo motivo, che pure viene utilizzato spesso in vari articoli, sta nel gioco di ricerca che porta a dire "questo manca, quest'altro manca, di questo si parla troppo poco"; un gioco stantio ma indicativo dell'implacabile incompletezza a cui si perviene inevitabilmente con queste opere. Il terzo è in errori rinvenibili con una certa facilità che portano a pensare ad una messa in commercio un po' affrettata.
Il tutto, in entrambi i casi, restando comunque felici del fatto che si parli, si scriva e si legga di jazz. Che è bello, Bello... e che merita di vivere della sua stessa vitalità più di quanto questa versione piuttosto appiattita di Umbria Jazz ha saputo offrire finora.
A voi decidere come assegnare (serenamente, pacatamente) le due pubblicazioni ai due casi...

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