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Per l’Associazione Umbria Jazz si chiude oggi una edizione di successo e, insieme alla edizione 08 del festival, si conclude una fase. Non è la prima volta, Umbria Jazz ha già attraversato, in passato, fasi diverse, affrontato processi di modifica e ristrutturazione, ripensato formule e strutture.
1973 - 1978: Umbria Jazz fenomeno di costume, grande musica (gratuita) nelle piazze, viaggio (dis)organizzato per far battere ai ritmi della contemporaneità il cuore storico e ambientale dell'Umbria. Volontariato, Apt, uffici regionali nella difficile gestione di un evento che, nel bene e nel male, esplode.
1982 - 2008: la rinascita, la crescita, il successo mondiale. Nuova formula: due città (Perugia in estate, Orvieto in inverno), apertura a generi musicali diversi, location sempre più grandi per un grande pubblico. Associazione Umbria Jazz per costruire anno dopo anno le diverse edizioni, Fondazione Umbria Jazz per dare stabilità finanziaria.
Dal 2009 si apre una fase nuova. Umbria Jazz archivia le strutture che hanno governato il festival e avvia, prima di tutto con il proprietario del marchio, la Regione Umbria, una riflessione sul futuro. Con l'intenzione di garantire la continuità del festival rispondendo in modo adeguato alle esigenze poste dalle dimensioni, dalla complessità organizzativa, dal budget, dai rapporti con gli sponsor, dalla peculiarità dello show business ai grandi livelli, dalle politiche di comunicazione, dalle relazioni internazionali.
Umbria Jazz riparte da 35 anni di successo. Il festival non è mai stato in buona salute come adesso per popolarità, affidabilità, risonanza mondiale. E' un festival sano economicamente. E' un festival che restituisce un forte indotto economico e, aspetto ancora più importante, è testimonial dell' intraprendenza, della capacità progettuale, della fantasia creativa di una piccola grande regione. Elementi che non devono far perdere di vista un dato fondamentale: Umbria Jazz 2008, l'Umbria Jazz dei Rem, e quelle immediatamente alle spalle di Eric Capton, Santana, Elton John, Van Morrison, James Brown, sono nate dallo stesso assetto e con gli stessi processi organizzativi di venti anni fa, l'Umbria Jazz dei Giardini del Frontone, del jazz per puristi, di un budget che ammontava a un miliardo di lire circa, a fronte dei 3 - 3,5 milioni di euro delle ultime edizioni. Ogni volta, un piccolo miracolo che si ripete.
L'Associazione Umbria Jazz rivendica con orgoglio i risultati, che sono sotto gli occhi di tutti. Meno noti, meno evidenti, ma enormi gli sforzi, i sacrifici, le tensioni e il lavoro che, edizione dopo edizione, hanno prodotto quei risultati. Questo, anche nel reperimento e nella gestione degli sponsor privati.
L’Associazione ha ritenuto di dover affrontare il futuro nel momento del successo: Umbria Jazz non vuole, né merita di rischiare i lunghi, pericolosi tempi del declino, come accade alle manifestazioni che vivono solo del loro presente. Si tratta dunque di adeguare il modello organizzativo, gestionale e finanziario ai tempi e allo status attuale del festival.
In questa riflessione l'Associazione ha trovato il conforto delle istituzioni, in primo luogo la Regione. Il percorso, si augura l'Associazione che lo seguirà con estrema attenzione, sarà condiviso e porterà, al termine, a un nuovo assetto organizzativo che superi le attuali strutture, Associazione e Fondazione, con il primario obiettivo di assicurare anzitutto gli obiettivi della continuità artistica e della stabilità e certezza di finanziamenti, pubblici e privati. Altro obiettivo, nell'interesse del festival, è la salvaguardia di flessibilità e autonomia, in un contesto di assoluta trasparenza, indispensabili per una manifestazione che opera in campi per nulla burocratici, spesso all'insegna dell'improvvisazione, con tempi quasi sempre imprevedibili.
In questo processo, è auspicabile anche una partecipazione più attiva di quanto non sia avvenuto fino ad oggi, delle forze vive della regione, imprenditoria e commercio innanzi tutto. Dopo 35 anni è impensabile che Umbria Jazz non sia riconosciuta come un patrimonio su cui investire per migliorare e fare crescere ancora le sue potenzialità e i suoi benefici. Il tempo di stare alla finestra e guardare è finito.
L'Associazione è molto fiduciosa e si inoltra in questo percorso con l'obiettivo di aprire e sviluppare un'altra delle tante vite della manifestazione. Comunque sia, resterà invariato il legame con l'Umbria, la sua immagine, la sua identità.
1973 - 1978: Umbria Jazz fenomeno di costume, grande musica (gratuita) nelle piazze, viaggio (dis)organizzato per far battere ai ritmi della contemporaneità il cuore storico e ambientale dell'Umbria. Volontariato, Apt, uffici regionali nella difficile gestione di un evento che, nel bene e nel male, esplode.
1982 - 2008: la rinascita, la crescita, il successo mondiale. Nuova formula: due città (Perugia in estate, Orvieto in inverno), apertura a generi musicali diversi, location sempre più grandi per un grande pubblico. Associazione Umbria Jazz per costruire anno dopo anno le diverse edizioni, Fondazione Umbria Jazz per dare stabilità finanziaria.
Dal 2009 si apre una fase nuova. Umbria Jazz archivia le strutture che hanno governato il festival e avvia, prima di tutto con il proprietario del marchio, la Regione Umbria, una riflessione sul futuro. Con l'intenzione di garantire la continuità del festival rispondendo in modo adeguato alle esigenze poste dalle dimensioni, dalla complessità organizzativa, dal budget, dai rapporti con gli sponsor, dalla peculiarità dello show business ai grandi livelli, dalle politiche di comunicazione, dalle relazioni internazionali.
Umbria Jazz riparte da 35 anni di successo. Il festival non è mai stato in buona salute come adesso per popolarità, affidabilità, risonanza mondiale. E' un festival sano economicamente. E' un festival che restituisce un forte indotto economico e, aspetto ancora più importante, è testimonial dell' intraprendenza, della capacità progettuale, della fantasia creativa di una piccola grande regione. Elementi che non devono far perdere di vista un dato fondamentale: Umbria Jazz 2008, l'Umbria Jazz dei Rem, e quelle immediatamente alle spalle di Eric Capton, Santana, Elton John, Van Morrison, James Brown, sono nate dallo stesso assetto e con gli stessi processi organizzativi di venti anni fa, l'Umbria Jazz dei Giardini del Frontone, del jazz per puristi, di un budget che ammontava a un miliardo di lire circa, a fronte dei 3 - 3,5 milioni di euro delle ultime edizioni. Ogni volta, un piccolo miracolo che si ripete.
L'Associazione Umbria Jazz rivendica con orgoglio i risultati, che sono sotto gli occhi di tutti. Meno noti, meno evidenti, ma enormi gli sforzi, i sacrifici, le tensioni e il lavoro che, edizione dopo edizione, hanno prodotto quei risultati. Questo, anche nel reperimento e nella gestione degli sponsor privati.
L’Associazione ha ritenuto di dover affrontare il futuro nel momento del successo: Umbria Jazz non vuole, né merita di rischiare i lunghi, pericolosi tempi del declino, come accade alle manifestazioni che vivono solo del loro presente. Si tratta dunque di adeguare il modello organizzativo, gestionale e finanziario ai tempi e allo status attuale del festival.
In questa riflessione l'Associazione ha trovato il conforto delle istituzioni, in primo luogo la Regione. Il percorso, si augura l'Associazione che lo seguirà con estrema attenzione, sarà condiviso e porterà, al termine, a un nuovo assetto organizzativo che superi le attuali strutture, Associazione e Fondazione, con il primario obiettivo di assicurare anzitutto gli obiettivi della continuità artistica e della stabilità e certezza di finanziamenti, pubblici e privati. Altro obiettivo, nell'interesse del festival, è la salvaguardia di flessibilità e autonomia, in un contesto di assoluta trasparenza, indispensabili per una manifestazione che opera in campi per nulla burocratici, spesso all'insegna dell'improvvisazione, con tempi quasi sempre imprevedibili.
In questo processo, è auspicabile anche una partecipazione più attiva di quanto non sia avvenuto fino ad oggi, delle forze vive della regione, imprenditoria e commercio innanzi tutto. Dopo 35 anni è impensabile che Umbria Jazz non sia riconosciuta come un patrimonio su cui investire per migliorare e fare crescere ancora le sue potenzialità e i suoi benefici. Il tempo di stare alla finestra e guardare è finito.
L'Associazione è molto fiduciosa e si inoltra in questo percorso con l'obiettivo di aprire e sviluppare un'altra delle tante vite della manifestazione. Comunque sia, resterà invariato il legame con l'Umbria, la sua immagine, la sua identità.
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