domenica 22 febbraio 2009

Perché Sanremo è Sanremo?

Perché l'Italai è l'Italia, direbbe uno banale tipo me.
Non avrebbe però così torto, 'sto qualcuno (tant'è che necondivido gran parte delle opinioni).
E' che però vari amici cattivi (con me), sapendo bene che scrivo e che sono un rompiballe musicale, in zona Sanremo mi fanno domande "da fare a un critico" (termine che utilizzano per me appunto nell'accezione di rompiballe) e mi chiedono che ne penso, anche alla luce del fatto che qui e nella rivista istituzionale non è che ogni anno spendiamo milioni di parole sul festival.
La mia opinione è che anche quest'anno si è svolta la consuetamente men che mediocre kermesse musicale dal nome più noto che c'è nello stivale. Parlo a livello propriamente compositivo, parlo cioè delle canzoni. Personalmente ho gradito, dovendone scelgiere una, la canone di Lavezzi, decisamente grazie all'interpretazione accesa ma riconoscendo comunque che Lavezzi sa scrivere con costanza da molti anni dei singoli funzionanti ed efficaci, nella semplicità della forma canzone. Il resto è stato... come sempre, come inevitabilmente sempre. Anche riguardo la vincitrice tra le nuove proposte, impopolarmente -pare- aggiungo che, pur contento per lei e augurandole un futuro come lo desidera, trovo la canzone al più carina, peraltro identicamente a ciò che penso di canzoni similerrime scritte sul genere nei molti decenni di swing trascorsi dal mondo.
Belle e di valore le presenze e i contenuti che si sono potuti ascoltare da Pino Daniele, Lelio Luttazzi e Giovanni Allevi, stavolta più preciso e nitido del solito in un contesto live tra l'altro particolarmente critico sul piano emotivo.
Ok, ora basta Sanremo.

2 commenti:

Alfonso Pone ha detto...

Condivido appieno, il momento migliore è stato proprio quando ci sono stati i duetti con i big.

Stridente la pochezza delle canzoni nuove raffrontate a quelle dei vari Daniele, Cocciante et simili.

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good