I VENERDI’ AL SANTA CHIARA
Musica, Teatro & Danza
Un’iniziativa ideata, finanziata ed organizzata
dall’Ufficio Cultura del Municipio XII
Venerdì 6 febbraio 2009 - Ore 21:30
ALGECIRAS
Tra flamenco e danza mediorientale
Il fascino della molteplicità culturale depositata nel bacino del Mediterraneo
Ideato e diretto da Paolo Monaldi
Musica, Teatro & Danza
Un’iniziativa ideata, finanziata ed organizzata
dall’Ufficio Cultura del Municipio XII
Venerdì 6 febbraio 2009 - Ore 21:30
ALGECIRAS
Tra flamenco e danza mediorientale
Il fascino della molteplicità culturale depositata nel bacino del Mediterraneo
Ideato e diretto da Paolo Monaldi
Paolo Monaldi - Percussioni
Sergio Varcasia - Chitarra
Carlo Soi - Chitarra
Laura Senatore - Violino
Andrea Pullone - liuto arabo e al baglama
Barbara Tetti – Voce
Francisca Berton - Danza Flamenco
Irene Da Mario - Danza Mediorientale
Luca Ventura - Recitazione
In collaborazione con l’Ass. Cult. Meditazione e Movimento
Intervento di PANGEA Onlus
Auditorium S. Chiara
(Via Caterina Troiani, 90 – Torrino nord)
Ingresso gratuito
Intervento di PANGEA Onlus
Auditorium S. Chiara
(Via Caterina Troiani, 90 – Torrino nord)
Ingresso gratuito
A partire dalle ore 19,30 presso il botteghino dell’Auditorium verranno distribuiti gli ingressi gratuiti per un massimo di 2 a persona. Si invita il gentile pubblico a ritirarli per tempo
Lo spettacolo porta in scena un esempio di sinergia tra la tradizione andalusa e quella della musica mediorientale, attraverso momenti di musica e danza alternati a momenti di sola musica, interrotti solo da un necessario respiro dedicato alla lettura di un testo, che vuole essere soprattutto uno spunto di riflessione da parte dell’autore.
Il titolo dello spettacolo richiama la piccola città posta all’estremo sud della Spagna, nella regione dell’Andalusia. Testa di ponte tra la penisola iberica ed il Marocco, luogo di incontro tra due popoli, è dunque punto di scambio tra due culture: l’Occidente e l’Islam. Il dialogo tra le civiltà è una delle espressioni chiave nel discorso mondiale sulla tolleranza culturale e proprio in Andalusia a partire dal 711, anno in cui inizia l'occupazione degli arabi della Spagna meridionale, ha inizio una nuova era che riguarda tutti i campi della scienza, della cultura e dell’arte. Per la prima volta nella storia la regione meridionale della penisola hispánica, chiamata Al Andalus, diviene esempio unico di tolleranza, scambio e convivenza tra le culture musulmana, ebraica, cristiana e gitana. Nel loro intenso e ricco dialogo, ebrei, cristiani, musulmani e gitani non mirano a convertirsi alle rispettive culture, cercano piuttosto di approfondire la loro comprensione traendo beneficio dall’altro.
Questo progetto artistico prende spunto ed energia dalla fusione di elementi comuni del flamenco e della musica e danza araba, musica e danza uniti nella rappresentazione dell’incontro di identità culturali differenti ma ricche di matrici comuni, nel tentativo oltre che di manifestare la possibile coesistenza di due linguaggi d’arte, soprattutto la possibile e in taluni casi necessaria convivenza di dialogo tra queste stesse culture. Quindi uno spettacolo di musica, danza e a suo modo anche di affermazione di un bisogno di tolleranza e libertà, intesa nella sua più larga accezione, oggi spesso difficile a dichiararsi e ancora più spesso difficile a realizzarsi.
Lo spettacolo, sotto il patrocinio del Municipio XII di Roma, vede in scena un’ensamble musicale costituita da musicisti in gran parte provenienti dal flamenco e da due danzatrici, l’una di danza flamenco l’altra mediorentale, arricchita dalla particolare mescolanza di elementi etnici di differente estrazione.
Lo spettacolo porta in scena un esempio di sinergia tra la tradizione andalusa e quella della musica mediorientale, attraverso momenti di musica e danza alternati a momenti di sola musica, interrotti solo da un necessario respiro dedicato alla lettura di un testo, che vuole essere soprattutto uno spunto di riflessione da parte dell’autore.
Il titolo dello spettacolo richiama la piccola città posta all’estremo sud della Spagna, nella regione dell’Andalusia. Testa di ponte tra la penisola iberica ed il Marocco, luogo di incontro tra due popoli, è dunque punto di scambio tra due culture: l’Occidente e l’Islam. Il dialogo tra le civiltà è una delle espressioni chiave nel discorso mondiale sulla tolleranza culturale e proprio in Andalusia a partire dal 711, anno in cui inizia l'occupazione degli arabi della Spagna meridionale, ha inizio una nuova era che riguarda tutti i campi della scienza, della cultura e dell’arte. Per la prima volta nella storia la regione meridionale della penisola hispánica, chiamata Al Andalus, diviene esempio unico di tolleranza, scambio e convivenza tra le culture musulmana, ebraica, cristiana e gitana. Nel loro intenso e ricco dialogo, ebrei, cristiani, musulmani e gitani non mirano a convertirsi alle rispettive culture, cercano piuttosto di approfondire la loro comprensione traendo beneficio dall’altro.
Questo progetto artistico prende spunto ed energia dalla fusione di elementi comuni del flamenco e della musica e danza araba, musica e danza uniti nella rappresentazione dell’incontro di identità culturali differenti ma ricche di matrici comuni, nel tentativo oltre che di manifestare la possibile coesistenza di due linguaggi d’arte, soprattutto la possibile e in taluni casi necessaria convivenza di dialogo tra queste stesse culture. Quindi uno spettacolo di musica, danza e a suo modo anche di affermazione di un bisogno di tolleranza e libertà, intesa nella sua più larga accezione, oggi spesso difficile a dichiararsi e ancora più spesso difficile a realizzarsi.
Lo spettacolo, sotto il patrocinio del Municipio XII di Roma, vede in scena un’ensamble musicale costituita da musicisti in gran parte provenienti dal flamenco e da due danzatrici, l’una di danza flamenco l’altra mediorentale, arricchita dalla particolare mescolanza di elementi etnici di differente estrazione.
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