E abbiamo assaggiato, io e voi che ci leggete e che pertanto in pratica l'avete fatto con me (no?) molte cose, sul cui valore effettivo lascio però parole a siti che ben più e meglio di noi si occupano di enologia, limitandomi a fare i nomi di quelle che ho considerato ottime esperienze d'assaggio. Vi racconto perciò di
- Uno chardonnay di alto livello del 2001, molto buono se non fosse per il consueto "difetto di fabbrica" di gran parte degli chardonnay (italiani e non) prodotti negli ultimi anni: un uso modaiolo della barrique che ha fatto del vino un composto alcolico di uva e resine... che come composto era ottimo, in effetti, ma...
- Della stessa cantina piemontese un merlot 2004 morbido e piuttosto "piacione"
- Due Barolo 2001 di Cavallotto, il Riserva Bricco Boschis Vigna San Giuseppe e il Riserva Vignolo -che ho preferito trovando il primo ancora giovincello-, buoni anche perché autentici e fuori da quello che sembra un obbligo a produrre vini di tendenza
- Tre bordeaux diversamente buoni: i 2005 e 2001 di Chateau Lafon-Rochet (povero 2005, riparliamone... è un'ingiustizia!) e il 1999 superiore di Chateau Thieuley, che anche solo a giudicare da quante diverse sensazioni ha dato a chi beveva attorno a me (oltre alla mia, ulteriormente diversa) aveva complessità e ricchezza da vendere
- Uno Schioppettino con rimandi di pepe così accentuati da indurre a ritenerlo un'ottima spremuta di pepe con evidenti rimandi al vino
- Una versione piacevole di Biancolella e uve locali proveniente dall'isola di Ponza
- Un Aglianico venuto parecchio male accanto alla sua versione Riserva evitata accuratamente perché segnalatami dal compagno di degustaazione come ulteriormente mal riuscita nella stessa direzione ("retrogusto ematico neanche troppo nascosto" dovrebbe essere un'immagine eloquente)
- Un vitigno autoctono toscano che si sforza (e fa sforzare il produttore) nel resistere alle varie correnti stramaggioritarie del suo territorio, e lo fa molto piacevolmente: il pugnitello (Agricola San Felice)
- Un riuscitissimo rosé pugliese, da uve negramaro e malvasia nera, che come al solito, non lo si ometta mai, è adattissimo alle serate estive (il rosé e le serate estive è un connubio a cui non sfuggi manco se ti applichi, è come gli inglesi e il parato al muro, come il Tigri e l'Eufrate. Non se ne esce), ma che si fa molto piacevolmente bere anche a prescidere (seppure la cosa vada comunque tenuta assolutamente nascosta alla serata estiva, ché sennò fa una piazzata). Ah, già: è il Vigna Flaminio di Agricole Vallone
- I tre rossi, differenti, riusciti, efficaci e buonissimi di Isabella Mottura, che nella zona della Tuscia (alto Lazio) produce davvero cose notevoli
Diciamo insomma che Music on TNT è stata benone ad una manifestazione molto interessante che ha portato nel centro di Roma molti produttori di alto livello, con alcuni dei quali c'è stato modo di parlare scambiando impressioni su vino e mercato.
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