Da uno dei gruppi fusion storici per eccellenza ecco l'album di Natale, tappa semiobbligata di ogni complesso musicale (quant'era che non scrivevo né dicevo "complesso"!), stavolta dedicato ad interpretare in chiave morbidamente jazzy molti classici di stagione e anche qualche brano non troppo inflazionato.
Il gruppo, nato a Buffalo verso la metà degli anni '70 e divenuto presto un riferimento nell'ambito della fusion più vicino all'easy listening, ha prodotto con continuità lavori rassicuranti per un'audience che cerca proprio questo, un mix di melodia e sfumature colte, con accenti funky di classe, che i più ascrivono ormai allo smooth jazz. Con questo lavoro le attese di chi sa sempre cosa sta comprando quando si avvicina ad un nuovo disco degli Spyro Gyra non saranno deluse, e anzi rispetto al solito c'è qualche elemento di jazz in più; non che l'improvvisazione regni sovrana, né sarebbe sensato aspettarsi una svolta simile da un progetto di così lungo, dichiarato e collaudato corso, ma, grazie anche ai classici che invitano a giocare un po', qualcosa di divertente arriva anche a chi da sempre è scettico su un genere che, va detto, non brilla per innovatività da molto tempo.
Heads Up, la label attualmente portabandiera del genere, sforna così con questo lavoro un buon prodotto adatto al periodo, con caratteristiche, pregi e limiti chiarissimi se il nome del gruppo vi è almeno un pochino familiare: non aspettatevi fuochi d'artificio né idee a stupirvi, ma se vi piace godetevi una musica ritmata e rilassante, senza sussulti né "pazzie". Il pubblico destinatario è chiarissimo, sicché avvertiamo un fronte e l'altro allo stesso modo: Spyro Gyra, e sai cosa bevi.