Ci siamo stati. I Melisma dal vivo sono bravi, simpatici e... belli, anche se poi a dirlo dovete fare i conti col sorriso di Francesco Petti, la chitarra (e colui che la suona, anche) del gruppo.
E' che a Roma capita un po' di tutto, capita di ascoltare roba decisamente dimenticabile in posti piuttosto rinomati e capienti, così come capita di sentire i Melisma in uno stabile occupato in zona università, con ingresso a sottoscrizione libera che per troppi è stato probabilmente libero e basta, il che non è bello perché la musica, la fatica, il lavoro, il tempo, la passione costano sempre. Insomma vogliamo i Melisma dal vivo in giro per Roma, pur ovviamente con tutto
il rispetto per il luogo che li ha ospitati.
Che musica fanno i Melismia? Ho capito, però senza che io debba star qui a scrivere cose che stanno già altrove potreste, che so, dare un'occhiata in rete per poi tornare qui all'istante, no? Abbiam mica paura della concorrenza... Ecco, facciamo che ora siete tornati e sapete un sacco di cose: per non rendere inutile la recensione vi racconto allora che dal vivo i nostri sono un divertimento di bravura e simpatia, con una fusione leggera, non didascalica e sapientemente calibrata tra generi e pezzi di mondo diversi, non solo musicalmente blaterando (quando si parla di commistioni musicali si finisce quasi sempre col blaterare, quindi ho messo le mani avanti). Ecco allora che l'Italia ma anche mezza Europa passano per un palco che via via si fa più vicino al pubblico, e in una
danza russa lo contiene allargandosi verso le sedie senza carnevalate e solo con la gioia di formare coppie e ballare come si è capaci di fare, senza scimmiottamenti di genere.
Ciascuno dei musicisti sa cosa fare e lo fa bene, di suo e insieme agli altri, anche se nessuno ci tiene a sottolineare quali esperienze musicali abbia (cosa che, viste le appartenenze a ensemble diretti per esempio da Riccardo Muti, poteva tranquillamente essere accennata e invece è volata attraverso una mezza battuta che chi non sapeva ha ascoltato ridendo senza far collegamenti con la realtà). Loredana Mauro è speciale per il gruppo perché sa essere il centro del palco, sa essere
il folletto e la donna, sa integrare pezzi diversi dello stare in mezzo alla scena a prender l'attenzione e sa farlo senza strilli né circensi pretesti.
Potrei continuare per parecchio, ma il punto è che costoro vanno visti, bisogna parlarne necessariamente poco perché anche il loro suonare non è far fiulosofia della musica -anche se di musiche ce ne sono-, non è dar prove di bravura -anche se bravi è stata la parola più detta attorno a me-, non è chiacchiere ed è distintivo.
Andate a vederli, seguiteli. Se poi vi piaceranno ce lo direte (o anche se non vi piaceranno), ma il viaggio vale.
E' che a Roma capita un po' di tutto, capita di ascoltare roba decisamente dimenticabile in posti piuttosto rinomati e capienti, così come capita di sentire i Melisma in uno stabile occupato in zona università, con ingresso a sottoscrizione libera che per troppi è stato probabilmente libero e basta, il che non è bello perché la musica, la fatica, il lavoro, il tempo, la passione costano sempre. Insomma vogliamo i Melisma dal vivo in giro per Roma, pur ovviamente con tutto
il rispetto per il luogo che li ha ospitati.
Che musica fanno i Melismia? Ho capito, però senza che io debba star qui a scrivere cose che stanno già altrove potreste, che so, dare un'occhiata in rete per poi tornare qui all'istante, no? Abbiam mica paura della concorrenza... Ecco, facciamo che ora siete tornati e sapete un sacco di cose: per non rendere inutile la recensione vi racconto allora che dal vivo i nostri sono un divertimento di bravura e simpatia, con una fusione leggera, non didascalica e sapientemente calibrata tra generi e pezzi di mondo diversi, non solo musicalmente blaterando (quando si parla di commistioni musicali si finisce quasi sempre col blaterare, quindi ho messo le mani avanti). Ecco allora che l'Italia ma anche mezza Europa passano per un palco che via via si fa più vicino al pubblico, e in una
danza russa lo contiene allargandosi verso le sedie senza carnevalate e solo con la gioia di formare coppie e ballare come si è capaci di fare, senza scimmiottamenti di genere.
Ciascuno dei musicisti sa cosa fare e lo fa bene, di suo e insieme agli altri, anche se nessuno ci tiene a sottolineare quali esperienze musicali abbia (cosa che, viste le appartenenze a ensemble diretti per esempio da Riccardo Muti, poteva tranquillamente essere accennata e invece è volata attraverso una mezza battuta che chi non sapeva ha ascoltato ridendo senza far collegamenti con la realtà). Loredana Mauro è speciale per il gruppo perché sa essere il centro del palco, sa essere
il folletto e la donna, sa integrare pezzi diversi dello stare in mezzo alla scena a prender l'attenzione e sa farlo senza strilli né circensi pretesti.
Potrei continuare per parecchio, ma il punto è che costoro vanno visti, bisogna parlarne necessariamente poco perché anche il loro suonare non è far fiulosofia della musica -anche se di musiche ce ne sono-, non è dar prove di bravura -anche se bravi è stata la parola più detta attorno a me-, non è chiacchiere ed è distintivo.
Andate a vederli, seguiteli. Se poi vi piaceranno ce lo direte (o anche se non vi piaceranno), ma il viaggio vale.
Nessun commento:
Posta un commento