GS: Che genere fate?
LM:
In genere nessuno. Suoniamo la musica che ci piace o, in alternativa,
quella che riusciamo a suonare. Dorganiscordati non nasce da un'idea
forte e solida. Dorganiscordati non è un quadro finito. A pensarci
bene, Dorganiscordati (…) non si definisce per ciò che è, ma solo
attraverso negazioni. Dorganiscordati, per esempio, non è un concerto.
Si suona, è vero, si suona molto, ma il risultato è tutto ciò che un
concerto per bene non dovrebbe essere. Stonature, canzoni come blob,
lotte tra musicisti (…) improbabili interventi dall'esterno (…). Una
strana festa, dove il pubblico non viene invitato a cantare, ballare,
battere le mani, ma ad ascoltare e vedere, seppure questo ascolto e
questa visione non restano mai passivi. Dorganiscordati si definisce
insomma per tutto ciò che non è, si nega di continuo, e continuamente
si contraddice.
GS: Insomma, chi siete?
LM:
I Melisma sono dei musicisti bambini che non riescono a guarire dalla
malattia del gioco. Continuano, loro croce e delizia, dopo dieci anni
di attività, a non prendersi (…) sul serio. Ma il gioco, si sa, per i
bambini è una cosa molto seria. Improvvisazione organizzata. È per
questo, forse, che anche i Melisma, come i bambini, ogni tanto, nel bel
mezzo del gioco, si fermano e ti guardano, e tu non sai più se ridere o
piangere. E forse ti racconteranno, o si faranno raccontare, che è la
stessa cosa, una piccola favola.
(
da "Le nuove tendenze nella musica campana", intervista di Giò
Sabatelli a Loredana Mauro, ne "Il gazzettino meticoloso", n° 2 del
25/04/2012)
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