Visualizzazione post con etichetta mercato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta mercato. Mostra tutti i post

giovedì 20 agosto 2009

Allevi d'Italia

Ormai è storia conosciutissima a chiunque ami Giovanni Allevi, a una buona fetta di quelli che lo odiano e a parecchi che, semplicemente, sono appassionati per la musica: l’Osservatore Romano, con L’Unità quasi “di rimbalzo”, con un articolo particolarmente tagliente e puntuto ha fortemente criticato il fenomeno Allevi non solo sul piano del mercato musicale, ma anche dal punto di vista dei contenuti e delle forme attraverso cui la musica del pianista ascolano si concretizza.

Ci sono due aspetti che mi lasciano quantomeno perplesso.

Musica!

E’ davvero curioso che ci siano persone in grado di determinare cosa sia emozionante e cosa no. Naturalmente non voglio essere io stesso a riprodurre quello che considero un errore e quindi non generalizzo neanche all’opposto, sicché siamo tutti d’accordo se diciamo, con una certa permissività verbale, che ci sono musiche talmente brutte, talmente commerciali, talmente finte da non poter emozionare, proprio perché esistono per altre ragioni; non mi aspetto, in altre parole, che un jingle scemo con cui l’animazione di un villaggio apre lo spazio caccia al tesoro della settimana possa suscitare altre emozioni che quelle temporanee (di gioia come d’odio) dei villeggianti. Bene; ciò detto come si fa a determinare se un brano di Allevi, un cervellotico pezzo dei King Crimson, un devastante strappo punk-jazz dei Bad Plus, un’arpa eolica, una nEnya, un canto indiano siano o no emozionanti? Rispetto a cosa? Le composizioni di Allevi non possono, obiettivamente, essere definite “spaghetti alla bolognese”; non ne hanno le equivalenti caratteristiche sonore e strutturali, non presentano minimamente le stesse materie prime a livello qualitativo. Possono piacere, non piacere, emozionare qualcuno e non qualcun altro, possono esser fatte di un enciclopedismo musicale che molto raccoglie e poco aggiunge sul piano formalmente compositivo, possono essere discusse a più livelli con risultati alterni, ma non sono, sotto alcun profilo, “spaghetti alla bolognese”. Si tratta di una riduzione che non tiene in alcun conto la qualità a monte e a valle di un prodotto e dell’altro, tutto qui.

Allevi per il sociale

Attendo con ansia la prima tesi di laurea a cavallo tra sociologia e scienza delle comunicazioni sul fenomeno Allevi e ciò che è stato in grado di scatenare. Lotte tra tifosi, agguerrite dissertazioni sul mercato musicale che diventano attacchi ad una persona, gente divisa tra chi lo crede Chopin risorto e chi non gli affiderebbe manco la Giaccaglia malridotta di quand’era piccolo. Sembra che Allevi porti con sé l’impossibilità d’esser normali, la necessità d’una presa di posizione che attraverso lui consenta a questa o quella persona di uscire dall’opinione di gruppo, finendo in modo ridicolo col far appartenere la persona stessa all’altro gruppo, che è come fare gli anticonformisti per manifestare personalità, trovandosi quindi a dipendere dalla moda –dovendo riprodurne gli opposti- esattamente come i conformisti, e risultando alla fine più perdenti del nemico, perché un conto è dire zero e un altro è sparare cento per poi dover smentire cento il giorno dopo. Insomma, Allevi è bianco, no, è nero, suona come Chick Corea incastonato in Bollani lungo un pianoforte d’oro massiccio, no, è una zappa riccia, scrive l’equivalente dell’Appassionata di Beethoven, no, stiamo tre metri sotto al ballo del qua qua.

Che senso ha discutere così?

Allevi ha una tecnica notevole come i lavori in studio evidenziano, e ne perde un bel po’ dal vivo, come i dal vivo evidenziano.

Ok? Credo di sì.

Mastica musica classica a chili restituendone molte caratterizzazioni e strutture in una sorta di forma canzone, con un’efficacia il cui livello è evidentissimo a chi voglia asetticamente rilevarlo.

Ok? Credo di sì.

Allevi ogni tanto usa frasi che possono apparire o anche essere, a seconda dei casi, un po’ più grandi di quanto la sua arte possa sempre e comunque oggettivamente esprimere. Un po’ è parte del personaggio, un po’ è carattere, un po’ è marketing; c’è gente del mondo della musica che vale molto meno e straparla davvero, alla “luce” magari di alcune buone intuizioni avute 30 anni prima che ha poi replicato centinaia di volte facendole passare -creduto- per ulteriori genialate di percorso, ma siccome è istituzionalmente meno attaccabile le sue dichiarazioni e la sua sempre meno utile musica passano, magari al più col sorriso.

Ok? Credo di sì.

Detto asetticamente Allevi ha prodotto, nel corso della sua discografia, primi lavori in cui la maturità compositiva ed esecutiva era in costruzione e conteneva eccessi, poi ha sfornato due lavori –No Concept e Joy- compiuti e consistenti seppure con alcuni punti d stanca e poi ha realizzato un lavoro orchestrale molto meno personale in cui il suddetto enciclopedismo si realizza in modo troppo evidente e poco originale, replicando in più punti organizzazioni sonore e concezioni orchestrali già sentite anche (e in alcuni casi soprattutto) nel ‘900.

Ok? Credo di sì.

Come mai accada che a considerazioni così lineari e relativamente condivisibili si arrivi agli spaghetti alla bolognese o al nuovo Mozart potrebbe essere oggetto di un successivo approfondimento in questo blog oppure può essere auspicabilmente affidato alla realizzazione della succitata tesi di laurea. Resta una realtà divisa sostanzialmente in quattro gruppi (tra i quali apprezzo i due centrali): coloro per i quali Allevi è un segno pari al verdoniano Burt Reynolds in costume da bagno; quelli che lo ascoltano insieme a molta altra bella musica emozionandosi e godendosi le melodie che con grande efficacia Allevi sa costruire; quelli che ascoltano molta bella musica ma tra questa non trovano Allevi protagonista e quindi lo ascoltano per quel poco che gli capita o per nulla; quelli –variamente titolati tra professioni ed arti applicate di pertinenza- che Allevi è spaghetti alla bolognese.

giovedì 19 marzo 2009

Renato 2.Zero

Continua a non essere tra i miei preferiti, ma eccolo a percorrere, ancora una volta non nel mucchio, una strada poco consueta.

Pier

______________________


la Feltrinelli Libri e Musica
Galleria Colonna|Alberto Sordi - Roma
Piazza Piemonte - Milano
APERTURA STRAORDINARIA DI MEZZANOTTE
giovedì 19 marzo 2009
con
RENATO ZERO DAL VIVO A ROMA
E IN COLLEGAMENTO A MILANO
in occasione dell'uscita del nuovo album
Presente

Sono passati più di tre anni dall'uscita dell'ultimo album di Renato Zero. Altrettanto tempo è passato da quando Renato ha presentato il suo ultimo disco con un'apertura di mezzanotte alla Feltrinelli. Ora, per la gioia dei suoi fan e di tutti gli amanti della bella musica, Renato Zero torna con un nuovo disco, e con una nuova midnight opening, in Galleria Colonna, alla Feltrinelli Libri e Musica. E, non contento, sovverte tutte le regole del mercato del disco. Con Presente, infatti, Renato Zero lancia una novità assoluta: il self made disco. È la prima volta, nella storia della discografia italiana, che un artista importante non si avvale di una major o di un'etichetta indipendente per la produzione e la distribuzione del proprio album, ma sceglie di fare tutto da solo, attraverso la sua etichetta Tattica s.r.l.

Dalle ore 22.00, in attesa dell'arrivo di Renato Zero, sul palco allestito per l'occasione in Galleria a Roma , i dj di RTL 102.5 accompagneranno i fan all'ascolto in anteprima dell'album e distribuiranno gadgets originali e imperdibili ricordi di questa serata unica.
E inoltre, solo per i fan di Milano, i primi 100 titolari Carta Più che acquisteranno il disco riceveranno l'invito per il concerto di Renato Zero a Milano.

lunedì 24 novembre 2008

P2P: "Il dito e la luna" colpisce ancora...

Ci risiamo, e ci risaremo ancora molte molte volte: dal sempre efficace Zeusnews apprendo che l'industria musicale francese chiede di mettere fuorilegge alcuni tra i principali software per la condivisione di file in rete.
Ci sono perlomeno due livelli su cui, più che riflettere, sorridere.
Uno è segnalato dall'articolo stesso ma viene in mente all'istante leggendo già le prime righe: se consideriamo fuorilegge un software come ad esempio Azureus allora come si fa ad escludere, che so, Outlook? E come la mettiamo con i browser, attraverso i quali si può accedere a siti di storage online -i quali a loro volta andrebbero chiusi-? In effetti poi la realtà raggiunge la fantasia suggerendo parte della storia: secondo i signori anche Sourceforge, il sito che ospita un mare di progetti open source, va chiuso...
L'altro aspetto è strettamente collegato al primo e riguarda, com'è evidente, il consueto approccio ai problemi in ottica repressiva: le cose vanno male e allora diamo la colpa a valle. Gli strumenti come sempre sono roba che può essere usata "bene" o "male", e come tali è impossibile e/o insensato attaccarli: impossibile perché a fronte di un'operazione repressiva su un particolare strumento nascerà un nuovo veicolo, come progresso insegna; insensato perché altrimenti, ad esempio, con la stessa "logica" dovremmo mettere fuorilegge i carboidrati perché c'è gente che "per colpa loro" ingrassa.

mercoledì 12 novembre 2008

Ve l'avevamo detto. Eppure.

Ve l'avevamo detto. Varie volte. Ecco Microsoft che (grazie all'articolo su Zeusnews) ci racconta come con la crescita delle memorie sarà sempre meno necessario comprimere la musica a scapito della qualità.
Eppure. Eppure nello stesso articolo c'è un altro parere che, in modo inquietante, solleva una questione che, pure, abbiamo già affrontato su questi schermi. Se non c'è cultura della qualità, amore per ciò che suona bene, si va comunque da qualche parte. La peggiore, nello specifico.

martedì 21 ottobre 2008

La musica ma anche la cultura

Ieri ho avuto modo (grazie anche al mitico Andrea Tramonte, molto più che un lettore di Music on TNT) di leggere un articolo pubblicato su corriere.it in cui si parla di musica digitale. Le riflessioni sono di Matteo Amantia Scuderi, voce degli Sugarfree, e... ok, prima leggete.
Avete letto?
Ok.
Dico le mie.
Si continua a parlare di solido contro liquido, di pirateria, di vinile, di sigaretta, di atmosfera. Matteo non è il primo né sarà l'ultimo, quindi non mi riferisco ad una persona in particolare: dico però che si continua a guardare fuori, intorno ad un problema centrale che al più viene sfiorato: quale spazio ha la cultura nella società di oggi?
La musica riflette, nei tempi e nei modi, semmai amplificando la questione, ciò che siamo. Perché mai, ad esempio, toccare un cartone (nello specifico la copertina di un LP) dovrebbe esser correlato e, anzi, vincolato alla qualità nella fruizione di un'opera? Tra pochi anni un futuro assolutamente possibile potrebbe prevedere un pannello a parete su cui è visibile tutto ciò che riguarda la musica che stiamo ascoltando: immagini, credits, testi, spartito e quant'altro, con modalità e fruibilità grandemente superiori a quelle di un (consumabile) cartone. Le memorie dei lettori musicali stanno ormai rendendo via via fattibile l'acquisizione e fruizione di musica non compressa, che su internet comincia ad esser disponibile, come già visto più volte qui, anche a 24 bit e 96 Khz, cioè, avendo la scheda audio adatta (ma ce ne sono già tantissime), una qualità tecnicamente superiore a quella dei CD.
Insomma, la qualità sembra non essere un problema, proprio no.
Pirateria: esiste, è un problema e, va detto sempre con nettezza e senza mezze misure, è illegale e basta; non si deve fare. Punto. Nessuno può lavorare gratis. Il calo di vendite dei CD però non ha cifre spaventose, e chiunque voglia intervistare anche i pirati più incalliti si renderà conto che in moltissimi casi si scarica perché è gratis, non perché non si vedeva l'ora di avere quell'album. Se scaricare non fosse possibile in modo illegalmente gratuito il trasferimento di questi download pirata sul mercato legale non sarebbe per nulla totale, anzi. La cosa peraltro è nota ed evidente.
L'assenza di supporto (a cui mi pare poco... solido porre rimedio passando da un vinile da leggere e di cui aver cura a una chiavetta o ad una SD) sembra rappresentare un altro dei problemi: perché? Mi pare che ci sia piuttosto una sorta di nostalgia per la solidità, nostalgia assolutamente legittima per chi coi "vinili" è cresciuto, si è impolverato i polpastrelli in fantastici negozietti di Roma, Londra o altro in cerca d'introvabili perle da scovare emozionati.
Era fantastico.
Era.
L'era, ora, è un'altra. Una buona fetta degli attuali ascoltatori non ha mai toccato un vinile; perché mai dovrebbe emozionarsene al tatto?
La fruizione del tipo vinile-luci belle-sigaretta è splendida per chi la vuole, e splendida sarebbe una qualunque altra forma di ascolto consapevole, ma il punto è che il grosso della gente ascolta musica nella misura e nei modi in cui la realtà di mercato la guida, e la realtà di mercato vede, per dirne una, una forte componente delle vendite legata a qualcosa che per me è totalmente assurdo: le suonerie, una canzone che ascolteremo per definizione nei suoi primi 10 secondi, ché poi si risponde alla chiamata...
E' impressionante, inquietante, tutto ciò che si vuole; condivido. Il centro della questione però è che la cultura non è più un aspetto fondativo della persona. L'asservimento a denaro, profitti, potere, ecc. ecc. fa sì che la musica come molti altri aspetti della vita divengano non secondari ma, peggio, strumentali al conseguimento di quegli stessi obiettivi lontani dall'essenza delle persone: l'IPod è soprattutto figo, diciamolo, perché un confronto serio prima dell'acquisto su come suoni un lettore piuttosto che un altro non lo fa praticamente nessuno. L'IPod si piazzarebbe in una posizione x, che può essere perfino la prima (ho la mia opinione ma non è importante per ciò che voglio dire), ma che è pressoché irrilevante per la maggior parte degli acquirenti.
La faccio breve, ché sto diventando palloso: prendersela con l'mp3 o con la musica liquida per quello che è un sostanziale, diffuso declassamento della cultura nella vita delle persone è come dire che in strada ci sono i mendicanti perché le elemosine che ricevono sono troppo piccole. Trovo ci sia una confusione tra monte e valle, tra cause ed effetti.
Avrei da scrivere altre 340 righe (ho fatto un conto a spanne ma resto palloso pure quando vado a spanne, vedete?); mi fermo qui e vi lascio alle vostre riflessioni.

venerdì 10 ottobre 2008

HDtracks - uhm

Era quello che doveva accadere, e quel che con molta probabilità accadrà. La musica non compressa comincia ad esser disponibile sugli store in rete. Cominciano a farlo in modo corposo (di esperimenti ce ne son già stati) quelli della Chesky Records, label che produce musica con un livello qualitativo buono ma con registrazioni superbe.
Bene, chi meglio di loro?
Eh.
Ecco il sito, questo HD Tracks che consente di acquistare tutta (credo) la loro produzione nel formato nativo di registrazione, 24 bit e 96 Khz, cosa che peraltro dà finalmente un senso alle numerose schede audio uscite da vari anni ed in grado di leggere e riprodurre (ma anche registrare) a questa risoluzione.
Un brano: 2.49 $.
L'intero CD: 15.98 $.
A parte il prezzo alto in sé, una considerazione in più: ora che si parla di musica liquida come si fa a giustificare la differenza di prezzo tra un file compresso ed uno non compresso, tra un mp3 e un wave, tra... un file e un file?
Uhm.

martedì 22 aprile 2008

Nokia e Sony

Ecco un esempio di cosa stia succedendo nel mercato della musica, di come chiunque stia cercando soluzioni nuove, con una serie impressionante di considerazioni da fare e che lascio anche alla vostra riflessione: il costo della musica, il target, la qualità dell'ascolto, i luoghi in cui prende forma l'esperienza di ascoltatori, il modo in cui i giovani vengono fatti avvicinare alla musica e molto, molto altro. Ogni argomento porta con sé riflessioni non necessariamente negative o positive. E' importante capire come la situazione evolve, possibilmente cogliendone anche la direzione, per capire soprattutto come trovare la nostra personale strada alla musica, come insegnarla se si è genitori, come condividerla tra amici, come viverla per la nostra felicità.

_____________________________________


SONY BMG ENTERTAINMENT aderisce al progetto Nokia Comes With Music

L’offerta musicale sui telefoni Nokia includerà anche contenuti firmati SONY BMG

Londra, Regno Unito – Nokia ha annunciato oggi che SONY BMG ENTERTAINMENT ha ufficialmente aderito a Nokia Comes With Music, il rivoluzionario progetto che permette agli utenti di scoprire e fruire musica con il proprio telefono Nokia.

“SONY BMG è una delle maggiori etichette musicali a livello mondiale e grazie a questa collaborazione potremo offrire una strepitosa scelta di musica e artisti. Ha affermato Tero Ojanperä, Executive Vice President and Head of the Nokia Entertainment and Communities business. “È grandioso poter contare su SONY BMG nel momento in cui stiamo sviluppando ulteriormente il programma Comes With Music di distribuzione sul mercato della nostra offerta musicale.”

Ojanpera ha aggiunto: “Nokia Comes With Music è un’innovazione che non solo permette di scoprire e fruire nuova musica, ma anche di espandere il settore nel suo complesso e, quindi, anche i guadagni, a vantaggio degli artisti, delle etichette e dei titolari di altri diritti.”

“Questa iniziativa apre una nuova strada alla fruizione della musica, attraverso la quale tutti gli appassionati avranno la possibilità di esplorare il vasto catalogo di SONY BMG per un anno intero," ha affermato Thomas Hesse, Presidente Global Digital Business & U.S. Sales di SONY BMG MUSIC ENTERTAINMENT. "Siamo certi che questo modello di business stimolerà gli utenti a provare una vasta selezione di materiali musicali, espandere i propri gusti e ascoltare più musica di quanto non facessero prima. Inoltre, pensiamo che questo processo offrirà nuove opportunità agli artisti che si esprimono nei generi più disparati e aumenterà la richiesta complessiva di musica."

Gli utenti che acquisteranno un dispositivo integrato col servizio Nokia Comes With Music potranno usufruire di un anno di accesso al ricco catalogo musicale di SONY BMG. Mediante il Nokia Music Store, i consumatori potranno scaricare tracce musicali sia sul proprio dispositivo mobile che sul computer per tutto l'arco dei dodici mesi successivi all'acquisto del telefono cellulare.

Alla fine dell'anno, potranno tenere le tracce scaricate e, qualora acquistassero un nuovo dispositivo o computer compatibile, potranno trasferire i contenuti scaricati, sostituendo il nuovo dispositivo o computer ai dispositivi originali. In questo modo, gli appassionati di musica che parteciperanno all'esperienza Comes With Music potranno conservare i download sui propri dispositivi e/o computer per tutta la vita.

Gli utenti disporranno di una serie di interessanti opzioni per continuare ad acquisire musica una volta scaduto l'abbonamento Nokia Comes With Music. Potranno, infatti, proseguire all’acquisto di nuove tracce utilizzando il Nokia Music Store o passare a un servizio di abbonamento Nokia ad “accesso illimitato” accedendo così a brani inediti e a tracce in catalogo, non scaricate durante il primo anno.

Si prevede che Comes With Music sarà lanciato su una gamma di dispositivi Nokia in selezionati mercati a partire dal secondo semestre del 2008.

Nokia Comes With Music

Nokia Comes With Music permette agli utenti di acquistare un dispositivo Nokia con un anno di accesso illimitato a brani musicali di una serie di grandi artisti del passato e contemporanei, oltre che dei Big del futuro. Al termine dell’anno, gli utenti possono tenere tutta la musica scaricata, senza temere che scompaia una volta scaduto l’abbonamento. Universal Music Group International e SONY BMG ENTERTAINMENT parteciperanno al lancio, nel frattempo Nokia è in trattative anche con molte altre etichette internazionali.


giovedì 6 marzo 2008

Il nuovo mercato della musica - Anche i Nine Inch Nails

Se ne parlava con l'amaterrimo e mai sufficientemente idolatrato direttore dell'amaterrima e mai sufficientemente diffusa (ancora non è letta dall'intero globo terracqueo) webzine che state leggendo: i Nine Inch Nails, gruppo industrial rock di culto sorto sul finire degli anni '80, fanno uscire il loro nuovo lavoro, Ghosts, e scelgono il web per vendere. Se andate ad informarvi in merito scoprite diverse formule, di cui una addirittura gratuita. Potete iniziare, magari perché l'esigenza iniziale può essere quella di conoscerli, con il download gratuito di 9 brani del lavoro (che ne ha 36), e se siete soddisfatti (o se li conoscete già e soddisfatti lo siete di vostro) c'è da sbizzarrirvi con formule diverse, che arrivano fino a quello che, attualmente sold out, rappresenta il top per il collezionista, un Ultra-deluxe limited package edition da 300 $. Già a 5 $ comunque avete il download digitale completo del lavoro più booklet in PDF di 40 pagine ed elementi di grafica a tema per il PC. Con 10 $ c'è il doppio CD.
Segnalando anche che non c'è DRM sui download digitali ottenuti... beh, siamo all'inizio di un mercato che sta prendendo forme e sostanza pian piano, ma si comincia ad andare nella direzione di una concreta diversa fruibilità della musica. Peccato solo che nel download digitale non si vada come formato oltre l'mp3 a 320 kbps, ché i file non compressi sarebbero la musica così come vorremmo sentirla (quasi).
"Donwload completi", mi dice il browser or ora riguardo i 9 brani, il che fa molto figo perché lui non lo sa ma l'ha detto in chiusura di post rendendo quest'ultimo molto raccontato, molto vissuto, molto vero. Tipo C'è vita sul web o Recuperiamo anche sul pc il calore delle conversazioni tra amici, o roba del genere da dire con aria da intellettuale che però sa stare tra la gente normale. State tunati, vi dirò. Epperò pure voi andate a scaricare, no? Più che darvi il link che devo fare? E che diamine...

mercoledì 5 marzo 2008

Il lotto della cuffia

Mah.
Kit per ascoltare la musica col telefonino: cuffia, adattatore, cavo per collegamento ad hi-fi, scheda SD ormai fuori mercato ma pur sempre da 512 MB, CD ballereccio tanto per metter dentro già qualcosa da ascoltare.
19.90, in una delle grandi catene di vendita.
Beh, compro. La cuffia è di una buona marca, direi che per 20 euro...
La cuffia da sola, vista per curiosità su un qualunque motore di ricerca dei prezzi in rete, costa (dato di ieri) dai 35 ai 50 euro circa, più spese di spedizione.
Mah.
Non che la notizia faccia scalpore, visto il mercato in cui viviamo, ma voi appassionati di musica alla ricerca di una cuffia che, considerando un budget di 40 euro, abbia un suono complessivamente decoroso (bassi rotondi e pieni, alti un po' chiusi) compratela assieme ad alcuni oggetti per voi inutili, così risparmierete 20 euro.
Questo vale per oggi, per cui affrettatevi perché magari tra cinque giorni trovate un set da 4 cavi USB con inclusa l'integrale di Bach a 15 euro e vi viene voglia di mutare i comportamenti di spesa. Tocca perciò esser previdenti.

sabato 27 ottobre 2007

Radiohead - Anch'io... dai, tutti!

L'ho fatto. Apena ho saputo della cosa ho voluto farlo, ma il sito quel giorno era di fatto impraticabile. Oggi ho laicamente celebrato l'iniziativa dei Radiohead, ho fatto come il nostro direttore e ora anche io, che siccome son ricco di brutto ho speso 5 sterline più commissione, ho il mio "ultimo dei Radiohead", che per contemporanei e posteri mi sto guardando bene dal chiamare ultimo CD, ultimo disco o simili. Mentre scrivo lo sto sentendo, quindi vi parlo al primo mezzo ascolto, e mi pare che siano sempre loro, che magari coi riverberi esagerano un po' ma che sì, son proprio loro, meno criptici di Kid A e più ben disposti verso la forma canzone -sempre a loro modo ma anche con virate acustiche ed ariose come nella Faust Arp che sto sentendo.
Quand'anche questo lavoro fosse brutto -e non mi pare proprio- sinceramente sarei stato contento d'aver speso le mie 5 sterline per un gruppo che mi ha dato libertà di scelta sul prezzo, che si è sganciato dal vincolo con una major e che per questo, come già il suddetto e mai abbastanza idolatrato dalle folle direttore ha notato, non viene calcolato manco di striscio dalle radio, perlomeno per quanto ascolto qui dalle mie parti e per il tempo in cui posso ascoltare la radio. E' abbastanza inquietante, e nello stesso tempo limpidamente evidente, quanto la cosa sia palese, quasi scontata nella sua crudezza: tu non ti agganci al carrozzone commerciale fatto da major e radio? bene. Sei fuori. Se poi qualche stazione ha trasmesso qualche brano oggi o ieri o un altro giorno non so né posso dirlo, ma quantitativamente siamo con evidenza, e con tutta la prudenza possibile nel dirlo, prossimi allo zero, sebbene almeno un paio di brani di quelli finora ascoltati mentre scrivo potrebbero andare in radio senza disturbare l'orecchio medio (che detto così sembra una mostruosa protuberanza posta probabilmente sopra il naso, e invece è cosa peggiore).
Bravi Radiohead. Vi riconosco il merito di un'apertura concreta, materialmente rivoluzionaria e sincera verso il pubblico e verso il progresso, autenticamente inteso e interpretato. Chiaramente il modo di far commercio di musica in rete andrà via via tarandosi secondo strategie, scelte, marketing e così via, e la stessa scelta di cui parliamo è anche furbo marketing di nicchia, non lo discutiamo (ad esempio io, che non sono un accanito fan del gruppo, sono compratore proprio in virtù dell'idea), ma non ho mai pensato di demonizzare marketing e affini, ché un prodotto va non solo venduto ma anche saputo vendere, e non ci piove.
Anzi, guarda, direi un disc... un cidd... un lavoro che mi sta suonando bene, qui sul lettore che -ecco, poi vedremo pure questa cosa qui- proprio hi-fi non è ma suona. Voglio il formato non compresso! Voglio la qualità audio!
Allora via, compriamo a milioni il disc... il cidd... il support... l'ultimo dei Radiohead. Poi ci diventa il disc... (niente, non se ne esce ancora) l'opera più venduta della storia del mondo e cominciamo a cambiare un po' il mercato. Eh? Dai, dai... Eh? Facciamoci cogliere da entusiastico entusiasmo e compriamo tutti, fate un prezzo e via!
Fateci sapere, eh?

mercoledì 11 aprile 2007

Signora mia

Son qui che ascolto una radio sul web mentre faccio altro. Led Zeppelin, Whole lotta love. Prima Jimi Hendrix. Partono quasi involontarie le consuete considerazioni su quel che viene
offerto ora, che veniva offerto prima... e le evidenti, diciamo banali differenze. La percezione è che proprio il mercato fosse diverso, altro discorso già fatto. Prima si vendevano le idee come si vendeva musica d'evasione. Ora si vendono soprattutto suonerie. E' impressionante non
per una questione moralistica, ma per motivi semplici: la suoneria suona inevitabilmente male; la suoneria suona quando qualcuno ti chiama, mica quando vuoi musica; la suoneria dura il tempo di rispondere. E' impressionante, il mercato è un ritornello. Neanche tutto, alla fine.
Basta un bell'intro di ritornello.
Personalmente non è che io guadagni qualcosa dallo scandalizzarmi. Semplicemente, a mio figlio magari faccio sentire le canzoni dall'inizio alla fine e su due cassa decenti. Di fare il figo mi importa poco, anche perché tanto l'Hi-Fi ormai è roba da rompiscatole, a quanto pare. Faccio
così perché trovo divertentissimo, oltre che banalmente essenziale, che si senta cosa fa il basso mentre i patti fanno quell'altra cosa; trovo bellissima la musica, tutta, perché suona; trovo bello il valore di tutta 'sta roba nella mia vita.
Il discorso sta diventando da matusa. Giuro che non lo è, che le suonerie mi divertono un sacco e via dicendo. Parlavo solo per amore della musica, che è bellissima.