A due anni di distanza da "Io non credo" e cinque dal fortunato esordio "Canzoni di tattica e disciplina" i Luminal tornano con un disco che sorprenderà e spiazzerà il proprio pubblico, realizzato da una band inedita, con nuove idee ed uno stile musicale completamente rinnovato.
"Amatoriale Italia" è stato registrato/prodotto/mixato da Daniele ilmafio Tortora presso il Clivo Studio per "Le Narcisse", neonata etichetta romana, utilizzando solo basso, batteria, armonica e voce, e in larghissima parte in presa diretta di strumenti e parti vocali.
Masterizzato da Giovanni Versari presso La Maestà di Forlì, il disco è un violentissimo racconto dell'Italia di Internet (Blues maiuscolo del maniaco su Facebook, L'aquila reale) dell''Italia televisiva e post-televisiva costruita da Berlusconi a sua immagine e somiglianza, (Lele Mora, Casa in campagna, Donne du du du) e della vita di un gruppo indie rock e delle sue contraddizioni alle prese con la scena indipendente italiana (C'è vita oltre Rockit, Dio ha ancora molto in Serbia per me, Giovane musicista italiano, vecchio italiano).
Al contrario degli album precedenti i Luminal affrontano e parlano di quello che vivono, di quello che li circonda, di storie piccolissime ma non per questo meno importanti, e lo fanno con un linguaggio chiaro ed immediato.
La cultura da talent, da reality, da social, da file/video/porno sharing, sta forgiando eserciti di dilettanti e moltitudini di persone impegnatissime a "non prendersi troppo sul serio" e a scacciare con un gesto della mano tutto quello che è sostanza, impegno, ricerca, nell'arte. Il minimo comune denominatore tra la cultura pop e le tendenze più hip dell'indie italiano è proprio questo: il non prendersi sul serio.
In questo album i Luminal si adeguano a modo loro a tutto questo, realizzando un disco che si prende talmente tanto sul serio da essere disposto a sporcarsi le mani con il qualunquismo e le realtà più vacue che si possa immaginare, usando come arma una musica dura e rozza come un'ascia e dei testi che oltrepassano il sarcasmo e arrivano al sadismo.
Particolarmente significativi i videoclip, scritti dalla band (e realizzati spesso con il fotografo e videomaker Andrea Labate, autore anche della copertina dell'album) e capaci di rappresentare con violentissima ironia l'immaginario dell'album: da "Grande madre Russia" un live con Stalin che rimbalza sui sottotitoli in stile karaoke, a "Lele Mora" dove tra le mille immagini fulminee ci sono un cantante da piano bar sullo sfondo della Costa Concordia affondata e uno spogliarello in parlamento, a "Canzone per Antonio Masa (cover dei Laghetto)" un folle b-movie dove una papessa fantasma irrompe dalla televisione in un salotto surreale compiendo una strage, fino a "Carlo vs. il giovane hipster"che racconta con spirito punk e dissacrante l'omologazione di una generazione, rivendicando la possibilità di un'altra vita, di un altro modo di essere.
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