Il suo album di debutto «Formigole» (ovvero "formiche") contiene dieci canzoni che sembrano non aver struttura, sono asimmetriche e inaspettate, costruite su un dettaglio, una parola, un suono su cui tutto si poggia e da cui cresce e si sviluppa il resto. Per indicazione dell'autore stesso, il genere è definibile come folk immaginario. Tra sacro e profano, divino e terreno, spiritualità e superstizione, realismo magico (di García Márquez e Julio Cortázar) e scontrosa grazia (di Umberto Saba).
Gionata Mirai, il chitarrista de Il Teatro degli Orrori, ne rimane folgorato e dichiara in un'intervista a chi gli chiede di consigliare un disco imperdibile: «C'è un cantautore triestino molto figo, si chiama Toni Bruna... a lui non gliene frega niente di essere famoso, ma ha fatto un disco molto bello, ed è uno dei pochi che ascolto attualmente senza premere "skip"». In seguito Mirai invita Toni Bruna ad aprire il concerto de Il Teatro degli Orrori all'Etnoblog di Trieste, in un set che include lui stesso sul palco con Toni; esperimento che si ripete in un concerto torinese di Toni Bruna al Blah Blah. Il sodalizio tra i due molto probabilmente darà nuovi frutti.
Toni Bruna è chiamato anche ad aprire l'esibizione triestina del cantautore milanese Edda Rampoldi (ex Ritmo Tribale) nel tour di «Odio i Vivi». Il mondo musicale di Edda è molto diverso da quello di Toni, ma c'è qualcosa di comune nella purezza quasi infantile con cui i due si avvicinano alla composizione e all'esecuzione delle loro canzoni, all'originalità dei contenuti, al coraggio di essere personali, fuori dagli schemi e dalle mode, alla capacità di creare mondi nuovi senza adagiarsi a modelli precostituiti.
Non è un caso quindi che questi nomi (Gionata Mirai con il suo disco solista, Toni Bruna, Edda Rampoldi) si siano ritrovati sotto l'ala della stessa etichetta, la vigevanese Niegazowana.
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