Il songwriting folk del cantautore milanese alle prese con le destrutturazioni di Xabier Iriondo.
In un incrocio fra sperimentazione e bozzetti acustici.
PAOLO SAPORITI
presenta
"L'ULTIMO RICATTO"
il suo nuovo, bellissimo album
In un incrocio fra sperimentazione e bozzetti acustici.
PAOLO SAPORITI
presenta
"L'ULTIMO RICATTO"
il suo nuovo, bellissimo album
19 Ottobre 2012
Teatro Helf
Via S.G.Emiliani 1 Milano
MM3 P.Ta Romana/Lodi
Tel: 02 4547 6550 / 392 74 888 18
email: elf@elfteatro.it
www.elfteatro.it
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Durante la serata verranno proiettati due video tratti dal disco: "Sweet Liberty" per la regia di Stefano De Ponti e "The Time is Gone" di Mattia Costa.
"L'ultimo ricatto nasce dall'esigenza di uscire da quell'angolo nel quale mi ero andato a chiudere negli ultimi anni in ambito musicale. E' la fotografia, la metafora di un momento della mia esistenza come Uomo, in senso lato, per come mi sono andate le cose, fino a ieri".
"L'ultimo ricatto nasce dall'esigenza di uscire da quell'angolo nel quale mi ero andato a chiudere negli ultimi anni in ambito musicale. E' la fotografia, la metafora di un momento della mia esistenza come Uomo, in senso lato, per come mi sono andate le cose, fino a ieri".
Al quarto disco, Paolo Saporiti arriva ad un punto cardine del suo percorso musicale. "L'ultimo ricatto" (OrangeHomeRecords) è il lavoro di un cantautore devoto al sacro verbo del folk virato in tutte le sue forme più nobili – da quello inglese a quello americano, dagli anni '70 ad oggi – che decide di mettere alle prova le sue canzoni. E nel farlo le sottopone all'indole di un grande dissidente dei suoni come Xabier Iriondo (Uncode Duello, Afterhours), che produce il disco iniettando stimoli avant alla scrittura meditativa ed altamente emozionale del cantautore milanese.
"L'ultimo ricatto" (titolo in italiano, canzoni in inglese) è di fatto un disco folk e ne ha tutti i crismi – a partire dalla scelta di ottenere dalla registrazione un suono caldo e personale, affidandosi alle sapienti mani di Raffaele Abbate nel suo studio sui colli genovesi, lontano da Milano. Ma se non fosse per la solida scrittura del suo titolare potrebbe essere quasi scambiato per un disco di sperimentazione.
E in effetti la personalissima voce di Saporiti (calda, terrigna ed eccezionalmente evocativa), insieme alla chitarra e talvolta al banjo, guida dodici bozzetti acustici fra i migliori scritti fino ad oggi dal nostro, che però si confrontano con implosioni noise (l'elettrica di Iriondo), tremori elettronici (il cello del fido Zeno Gabaglio), sax inquieti (Stefano Ferrian) e nervosismi ritmici (la batteria di Cristiano Calcagnile).
Il tutto va a formare un percorso irto di sorprese e cambi di scenario, fra crescendo brevilinei e marcette che disperdono materia nell'aria. Mentre le canzoni riportano la biografia ad un livello universale, in quel gesto di coraggio e disaccordo con lo stato delle cose che sta dietro la scelta di smettere di subire. Perché è così che l'Uomo trova sé stesso: passando dal "L'ultimo ricatto" al primo gesto di vera libertà.
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